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Il potere “nutriepigenomico” dello zafferano

Nell’ambito della convenzione tra ENEA e Campus Biomedico di Roma, si è appena conclusa la prima parte di uno studio dal titolo “Zafferano e nutriepigenomica: studio in silico dell’interazione molecolare con le DNA metiltransferasi” condotto nel Laboratorio ENEA Salute e Ambiente (SSPT-TECS-SAM), grazie anche a un progetto di tesi magistrale in Scienze dell'Alimentazione e della Nutrizione Umana del Campus.

zafferano e DNA

Nell’ambito della convenzione tra ENEA e Campus Biomedico di Roma, si è appena conclusa la prima parte di uno studio dal titolo “Zafferano e nutriepigenomica: studio in silico dell’interazione molecolare con le DNA metiltransferasi” condotto nel Laboratorio ENEA Salute e Ambiente (SSPT-TECS-SAM), grazie anche a un progetto di tesi magistrale in Scienze dell'Alimentazione e della Nutrizione Umana del Campus.

Lo zafferano è una spezia che si ottiene dall’essiccazione degli stigmi del fiore del Crocus sativus. Sebbene diversi studi preclinici abbiano evidenziato la potenziale capacità neuroprotettiva, antinfiammatoria, antiossidante ed antitumorale dello zafferano, ad oggi non sono ancora stati del tutto identificati e chiariti i meccanismi biochimici e molecolari responsabili dei molteplici effetti benefici in termini di protezione della salute.

Gli alimenti, comprese le spezie, sono ricchi di biomolecole attive ad elevata attività nutrigenomica; posseggono, cioè, la capacità di stimolare o inibire l’espressione di geni coinvolti nei pathway metabolici e fisiologici di ogni tessuto, anche attraverso la regolazione di specifiche modificazioni epigenetiche (in tal caso si parla di proprietà nutriepigenomica), tra cui la metilazione del DNA. Lo studio in corso ha come obiettivo valutare, attraverso un approccio computazionale in silico di docking e dinamica molecolare, la capacità di quattro componenti bioattive dello zafferano (crocina, crocetina, pirocrocina e safranale), di legare e interagire con le DNA Metil Transferasi (DNMT), gli enzimi che catalizzano la metilazione del DNA, l’aggiunta cioè di un gruppo metilico alla citosina del DNA.

Essendo le DNMT coinvolte nei processi fisiologici e, se alterate, anche nell’eziopatogenesi di diverse malattie, la possibilità di identificare e validare l’interazione diretta tra molecole dello zafferano ed enzimi epigenetici aprirebbe la strada alla dimostrazione dello zafferano quale possibile alimento funzionale e/o alla validazione delle sue componenti bioattive quali promettenti molecole per lo sviluppo di nutraceutici e nuovi farmaci.

 

Personale di riferimento: 
A cura di: 
Redazione Divisione Tecnologie e metodologie per la salvaguardia della salute
Ultimo aggiornamento: 13 Giugno 2023